Il trattamento sbiancante

Lo sbiancamento dentale è una pratica tutt’altro che recente, essendo già praticata al tempo degli antichi egizi dei fenici e dei romani.

Vi sono numerosi rimedi tramandati dalla cultura contadina che prevedevano lo strofinamento dei denti con foglie di salvia, spicchi di limone o bicarbonato di sodio.

Verso la fine del ‘700 si mise a punto un composto “l’acido ipocloroso” mentre nell’800 cloruro di calcio, acido ossalico e il cloruro erano le sostanze più utilizzate.

Fu nel 1884 che venne suggerito da Harlan l’uso del perossido di idrogeno come agente sbiancante.

Dopo varie esperienze successive è nel 1989 che uscirono sul mercato i primi prodotti sbiancanti per denti vitali a base di perossido di carbammide.

Questi composti consistevano (e consistono ancora) in una soluzione gelatinosa di perossido di carbammide da utilizzare con mascherine individuali.

Nel 1990 furono pubblicati gli studi di Hoywood che confermarono che lo smalto dei denti prima estratti e poi sottoposti a trattamento sbiancante per più giorni consecutivi non veniva alterato.

In seguito all’uscita di diversi studi che hanno dimostrato la sicurezza e la predicibilità del trattamento sbiancante furono messi in commercio innumerevoli nuovi prodotti nel tentativo di correggere le discromie.

La discromia può essere intesa come una discrepanza da un determinato colore che noi riteniamo ottimale.

I tipi di discromia sono molto numerosi e il fare una diagnosi precisa è il primo passo per stabilire la prevedibilità dei nostri trattamenti nel tempo.

Le discromie possono essere:

  • Estrinseche o esogene dovute ad agenti esterni al dente:  batteri cromogeni, cibi e bevande colorate, collutori pigmentanti, farmaci (ciclosporina), fumo, sali di metalli pesanti o scarsa igiene orale
  • Intrinseche che possono essere pre o post eruttive.

Vi sono diverse tipologie di sbiancamento:

  1. Domiciliare con perossido di carbammide o di idrogeno : viene effettuato con mascherine ricavare da modelli in gesso comprendendo sedute in studio ed applicazioni domiciliare.
  2. Professionale con perossido di carbamide o di idrogeno: viene effettuato con applicazioni dirette in due o tre sedute su denti vitali e non vitali
  3. Prodotti da banco con perossido di carbammide: dentifrici, strisce, collutori o gel. La legislazione attuale ha ridotto al minimo la percentuale di materiale sbiancante che possono contenere rendendoli poco efficaci.

Il meccanismo con cui avviene lo sbiancamento è frutto di una reazione di ossido riduzione resa possibile grazie alla marcata permeabilità di smalto e dentina.

Il passaggio di queste sostanze all’interno della struttura del dente innesca una complessa serie di reazioni red ox con passaggio di elettroni da una sostanza ossidata ad una ossidante.

I gruppi cromofori presenti negli accumuli di pigmento all’interno della struttura del dente discromico possono quindi essere disintegrati, con conseguente miglioramento a livello macroscopico del colore degli elementi dentali.

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Sono idonei a ricevere un trattamento sbiancante tutti coloro che si ritengono non soddisfatti del colore dei propri denti.

Dopo un attenta anamnesi ed un esame obbiettivo per scongiurare problemi odontoiatrici di varia natura o evidente pregressa storia di ipersensibilità il paziente viene informato circa le possibilità terapeutiche le possibili opzioni e le controindicazioni.

Va ricordato infine che la sicurezza dei prodotti è ampiamente riconosciuta, ma che è bene sottoporsi ad un trattamento sbiancante con la supervisione di un clinico.

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